venerdì 20 giugno 2008

Uno di Noi di M.M. Smith

“Uno di noi” di Michael Marshall Smith, Edizioni Garzanti – Elefanti Thriller. Titolo in originale: One of Us.
Siamo in un futuro non molto lontano, a Los Angeles, nel 2017. Hap Thompson, il protagonista, lavora per la REMtemp, una ditta che si occupa dello “smistamento dei sogni”: Hap viene pagato per sognare gli incubi che la gente non vuole fare. E’ una attività ai limiti della legge. Un giorno il suo capo gli propone un nuovo incarico, decisamente illegale, lo “smistamento dei ricordi”: il nostro protagonista dovrà immagazzinare temporaneamente i ricordi che scompariranno dalla mente del loro padrone. La faccenda si complica quando una donna, Laura, vorrà liberarsi del ricordo di un misterioso delitto. Una volta scaricata la memoria del fatto nella mente di Hap, la donna scompare. Hap dovrà ritrovarla per restituirle il ricordo, altrimenti verrà incriminato lui dell’omicidio e sulle sue tracce si è già mossa la polizia e alcuni uomini misteriosi.
La prima impressione che ho avuto leggendo questo libro è che la fantascienza di oggi è un po’ cambiata dai tempi di Asimov; si è, in un certo senso, “modernizzata”. Questi “scienziati della penna” hanno dovuto necessariamente cambiare il modo di vedere il futuro, dal momento che il presente si è evoluto, con nuove tecnologie, rispetto agli anni Settanta e Ottanta. Il futuro dei Robot e degli alieni, di “Guerre Stellari” e di “Alien” ha lasciato il posto ad un futuro più realistico, sempre allucinante, ma verosimile.
Il romanzo mi è piaciuto; l’autore scrive in modo scorrevole e incalzante. All’inizio ho fatto un po’ di fatica ad entrare nel racconto, perché il protagonista sogna gli incubi di altri e ha il ricordo di esperienze di altri che si intrecciano con il presente della narrazione, ma una volta abituati allo stile del romanzo, la lettura è diventata interessante e intrigante.
Il romanzo è originale e tocca spunti di riflessione molto importanti: il lavoro del protagonista lo porta a conoscere la parte più intima delle persone, e cioè le loro paure, i loro sogni e speranze, le loro sensazioni più riposte; insomma, entra nella loro vita. Io trovo che questo lato del romanzo sia abbastanza inquietante, perché i sogni, gli incubi, le sensazioni che proviamo, i ricordi sono qualcosa di molto personale, intimo e radicato nel nostro animo più profondo e, soprattutto, fanno parte della nostra esperienza di vita, sono parte di quello che siamo. Sono le esperienze sia positive che negative che ci hanno formato; sarebbe veramente triste e preoccupante se in un prossimo futuro potessimo sbarazzarci dei ricordi brutti e tenere solo quelli piacevoli per vivere una vita perfetta. Oltre che triste e preoccupante sarebbe tremendamente noioso!
Ho trovato molto belle alcune riflessioni del protagonista sulla vita, veramente poetiche e profonde. Mi sono stupita di trovarle in un romanzo di fantascienza.
Originale la visione di Internet nel futuro: è una realtà virtuale dove gli indirizzi e-mail sono vere e proprie case con giardino e l’antivirus si materializza in un bel cane da guardia. Divertente, invece, la versione degli elettrodomestici parlanti e dotati di vita propria. Secondo il futuro di Smith, non ci sono robot dalle forme strane che aiutano in casa a fare le faccende domestiche (vedi Runaway), ma ci sono lavatrici, frigoriferi, forni che parlano, camminano, pensano.
Lo stile del romanzo è molto crudo e il linguaggio realistico, a volte fin troppo. Capisco che le parolacce siano funzionali alla narrazione per caratterizzare meglio il personaggio e la situazione, ma a volte stonavano davvero, erano un po’ di troppo.
Il protagonista è simpatico, un tipo borderline, vero. Il romanzo è pieno di echi di Blade Runner nelle atmosfere cupe e di Guerre Stellari, soprattutto nelle scene corali dei bar. Ogni volta che il protagonista andava in un locale, mi rivedevo la scena del primo Star Wars, quando Obi Wan e Luke Skywalker incontrano Han Solo in un bar fetido!! Mi sa che questa scena è entrata nell’immaginario collettivo, ormai è un cult!
Come stile, lo ho trovato molto simile a Philip K. Dick. Ammetto di non avere letto niente di Dick, ma ho visto il film “Minority Report” e come atmosfere e visione del futuro, mi è sembrato abbastanza in linea.
Consiglio di leggerlo a chi piace la fantascienza, se non altro perché l’argomento è diverso e interessante.

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