giovedì 19 giugno 2008

Io uccido di G. Faletti

"Io uccido" di Giorgio Faletti, edizioni I supernani, Baldini, Castoldi, Dalai editore.

La trama: un Dj di Radio Montecarlo riceve, durante la sua trasmissione notturna, una telefonata: uno sconosciuto rivela di essere un assassino. L'episodio viene archiviato come uno scherzo di cattivo gusto. Il giorno dopo un pilota di Formula Uno e la sua ragazza vengono trovati orrendamente mutilati. Accanto a loro, una scritta di sangue, Io uccido. Da questo momento ha inizio una serie di delitti, preceduti da una telefonata in radio dell'assassino che lascia un indizio musicale sulla prossima vittima. Sta alla efficientissima polizia di Montecarlo e ad un poliziotto americano in trasferta sbrogliare il bandolo della matassa, capire gli indizi lasciati dal pazzo maniaco e prenderlo prima che sia troppo tardi.
Il romanzo è molto, molto, molto americano. A partire dal personaggio principale: un poliziotto, americano (ma perché sono sempre loro che arrivano e risolvono tutto?...), in trasferta a Montecarlo per riprendersi dal suicidio della moglie. Già che è lì, aiuta il suo amico-collega francese nelle indagini e, già che è lì, gli risolve il complicatissimo caso e, già che è lì, si rifà anche una nuova vita con una dolce fanciulla, americana... insomma: veni, vidi, vici ...
Questo libro mi ha lasciato un po' perplessa: mi è piaciuto, ma non abbastanza da dire che Faletti sia uno dei più grandi scrittori contemporanei italiani. Non so quanto tempo ci abbia messo a scriverlo, ma la cosa che mi fa riflettere è che il libro è scritto molto bene, è accurato, fin troppo, per essere un romanzo d'esordio. Credo proprio che dietro ci sia un lavoro di equipe, una redazione che ha creato o comunque riletto e corretto a tavolino un romanzo di successo.
Io credo che abbia fatto tutto questo scalpore e che sia stato tanto reclamizzato perché Faletti, italiano, ha scritto un libro americano. Effettivamente non c'è nessun scrittore italiano contemporaneo che si sia mai cimentato in un romanzo all'americana, con trame e ritmo degni di un Grisham, un Follett o una George. Se lo avesse pubblicato sotto uno pseudonimo inglese, non dico che sarebbe passato inosservato, ma quasi...o se lo avesse scritto una persona sconosciuta, uno scrittore davvero alle prime armi, avrebbe avuto dignità di pubblicazione?
Mah, forse Faletti è la risposta italiana a tutti giallisti americani contemporanei. O forse ha fatto tanto parlare di sé perché dimostra ancora una volta di essere una persona eclettica, capace di reinventarsi ogni volta?
Dopo tutti questi interrogativi sulla fama, per alcuni poco meritata, che ha ottenuto l'autore, vi dico che il libro è comunque avvincente: sono la bellezza di 679 pagine, ma scorre via velocemente. La trama è ben costruita, tiene bene il ritmo. Anche se in alcuni punti si dilunga in descrizioni e flash back, non mi sembra che tolga ritmo al romanzo, anzi, tutti i particolari in più servono al lettore per capire meglio i personaggi e per "vivere" le situazioni in modo più approfondito e per immedesimarsi maggiormente nella storia. Infatti i personaggi sono ben caratterizzati e le descrizioni di luoghi e situazioni accurate.
Ci sono un paio di punti che stridono, anche se tutto è giustificato dalla licenza poetica. In primo luogo è poco credibile che un assassino uccida a destra e a manca per le strade di Montecarlo, che, pare, essere uno dei pochi Stati al mondo con un sistema di videosroveglianza tra i più efficienti. In secondo luogo, la storia del centralino (non scendo in particolari, altrimenti svelerei troppo a chi voglia leggerlo) suona strana: anche un hacker da quattro soldi ci avrebbe messo un secondo a scoprire l'arcano.
Quello che mi ha dato un po' fastidio è che si scopre l'assassino circa a duecento pagine dalla fine. Sì, d'accordo, la suspance è mantenuta fino in fondo, perché viene descritto il rocambolesco tentativo, a lieto fine, di acciuffarlo. Mi ha fatto sorridere, alla fine, quando l'assassino, praticamente, si arrende ai poliziotti senza lottare, dicendo che è arrivato il momento di fermarsi con gli omicidi e di avere capito di essere stato sconfitto. Tutto qui? il pazzo maniaco si arrende così? che delusione!!!
Chiudo con un ritorno nostalgico a Vito Catozzo con una delle sue più esilaranti battute:
Perchè io so' Vito Catozzo, un vero macchio! Io tratto le donne come tratto i delinquenti! Ci ho mia moglie Derelitta che ha un rapporto peso - potenza 1:1 , 140 chili per 1 metro e 40... Pure la dieta mi va a fare, mondo cano: mi diventa 110 chili...Ci ho detto; "Derelitta! se volevo una indossatrice, la sposavo, maiala la mandria con tutti i mandriani...
Eh, sì, non c'è che dire, proprio il poliziotto macho del libro ;-)...

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