mercoledì 30 settembre 2009

MAURO BERGAMASCO

Oggi ho letto una notizia che definirla pessima è dire poco: Mauro Bergamasco si è infortunato al piede e dovrà restare fermo dalle 4 alle 8 settimane. Morale: molto probabilmente salterà i test match autunnali contro Nuova Zelanda, Sud Africa e Samoa. DISASTRO!!!!!!!!!
Come faranno gli azzurri senza il carisma (e la bravura) del nostro flanker?
Mannaggia, non vedevo l'ora di vederlo battagliare con la nostra bella nazionale contro gli All Blacks a San Siro! Uffa, due anni fa la maxi squalifica, adesso questo. Non ci voleva. Sono gli inconvenienti del mestiere, mi dice con filosofia chi se ne intende di rugby. Però, ribadisco, non ci voleva, per Mauro, per il morale della squadra.
Insomma, questo 2009 si avvia alla conclusione con un pò di nuvole: prima mi chiudono la Snam, poi questa notizia...che qualche pianeta si sia infilato in una congiunzione astrale sfavorevole????
Scherzi a parte, faccio un grande in bocca al lupo a Mauro. Nell'augurargli di riprendersi prestissimo, mi affido a Mishima, pensando che, in fondo, Nessuna notte è così lunga da impedire al sole di risorgere.

venerdì 18 settembre 2009

NOOO...DISASTRO!

L’altra sera, tornando da un fugace raptus di shopping (che mi ha portato all’acquisto di una capientissima borsa Kipling color prugna), mi imbatto, ahimè, in un solitario cartello appeso al cancello (chiuso, sigillato, sprangato, transennato) della SNAM (centro sportivo di San Donato Milanese – nda) che recita più o meno così:
La Società Sportiva Snam è tornata di proprietà del Comune. Rimarrà chiusa a tempo indeterminato. Ci scusiamo per il disagio.
NOOOOO….DISASTRO!!! e io, adesso, dove vado a correre???? Il Sindaco, in un laconico messaggio sul sito comunale, assicura che le attività sportive riprenderanno al più presto e che il Parco, vero patrimonio per la città e per tutti i sandonatesi, riaprirà i battenti molto presto. Speriamo!!
Se qualcuno di voi lettori circolerà nei prossimi giorni in quel di San Donato Milanese, non deve stupirsi se si imbatterà in corridori (disperati) che, come trottole, fanno più e più volte il giro dei viali del centro: è il popolo di quelli che fanno jogging, orfani della loro pista di atletica…















mercoledì 9 settembre 2009

WALL-E

Wall•E (Waste Allocation Load Lift Earth-class) è un robot spazzino lasciato su una terra deserta di uomini e sommersa dai rifiuti, unica macchina ancora erroneamente in funzione. In un mondo ricoperto di spazzatura Wall-E riesce a trovare il bello nelle piccole cose, unico conforto alla solitudine. All’interno di un container si è creato la sua “casa”, il suo nascondiglio, dove ha accumulato tutti gli oggetti che la sua curiosità gli ha fatto trovare. Un giorno arriva dal cielo Eve, un altro robot, più moderno e programmato per cercare vita sulla Terra. Wall-e se ne innamorerà perdutamente, tanto da seguirla negli gli spazi astrali più profondi per riportarla sana e salva a casa.
L’ho visto tutto d’un fiato, senza staccare gli occhi dallo schermo un attimo, rapita dall’amore romantico nato tra due robot, molto più umani e veri di tanti amori mediatici che lo schermo ci propina. Il film è talmente realistico e coinvolgente che ti dimentichi che stai guardando un cartone animato. Il piccolo robot mi ha fatto un’infinita tenerezza. Per molti aspetti ricorda l’indimenticabile C1P8 di “Guerre stellari”, per il modo di esprimersi, per lo humour e per la curiosità verso tutto ciò che lo circonda. Mi ha fatto sorridere, mentre balla sulle note di Hello Dolly!, imitando Gene Kelly con un cappello di latta. Mi ha commosso la sua voglia di vita nonostante la solitudine.
Quello che rende questo film un capolavoro è che la fantascienza è solo un pretesto per farci riscoprire il valore della speranza, dell’amicizia e dell’amore. La speranza che anche se si è sommersi da un mare di spazzatura e di brutture, si può sperare in un mondo e in una vita migliore; l’amicizia, che arriva anche da chi non te la aspetti, che non ti abbandona mai e sulla quale si può sempre contare; l’amore, quello vero, che non vuol dire necessariamente fuochi d’artificio, musica altisonante o gesti eclatanti, ma semplicemente tenersi per mano sotto un cielo stellato.