giovedì 19 giugno 2008

Una vita diversa di C. Dunne

"Una vita diversa” di Catherine Dunne, Edizioni TEA. Titolo in originale Another Kind of Life.

Il romanzo è ambientato nell’Irlanda di fine Ottocento. L’isola è percorsa da tensioni sociali che annunciano la voglia di indipendenza dal Regno Unito. “Una vita diversa” narra la storia di Hanna, May e Eleanor, tre sorelle di una famiglia agiata di Dublino, colpita da un improvviso rovescio di fortuna, e quella di Mary e Cecilia, due ragazze di Belfast, appartenenti alla classe operaia, avviate sin da giovanissime al lavoro della filanda. La Dunne segue le vicende delle sue eroine lungo i 30 anni cruciali della loro vita e della storia irlandese.
Il romanzo viene “venduto” dalla critica come la storia di cinque donne che vogliono affrancarsi dagli esempi familiari e da una destino già tracciato dalla famiglia e dalle convenzioni sociali. L’insoddisfazione di queste donne e la consapevolezza di nuove possibilità dovrebbe portare le eroine del romanzo verso una vita diversa. Mi spiegate dove?
Qui non si riscatta proprio nessuno. Tanto per cominciare, una delle due sorelle povere di Belfast muore all’inizio del romanzo, in seguito ad un violento pestaggio. Due delle tre sorelle ricche si sposano con un uomo conosciuto cinque minuti prima della cerimonia e imposto dalla famiglia.
Il riscatto, se così si può chiamare, si intravede leggermente nella figura del personaggio di Mary, una delle due sorelle povere di Belfast, che decide di non sottostare più alle dure condizioni di vita e di lavoro della fabbrica e si impiega come cameriera e governante presso una ricca famiglia. Forse l’unica che veramente insegue una vita diversa realizzando i suoi sogni di ragazza, è la terza delle sorelle di Dublino, Eleanor, che fin da piccola sogna di fare l’infermiera.
Insomma, secondo me il romanzo non lascia un messaggio positivo di riscatto. Le ragazze, soprattutto le tre di Dublino, hanno sì dei sogni nel cassetto, sogni di riscatto e di una vita diversa, ma non si battono per ottenerla, non prendono neanche in considerazione l'idea di opporsi alla famiglia per realizzarsi come donne e come esseri umani.
Devo dire che questo romanzo mi ha un po’ deluso. Non mi è piaciuto, soprattutto per la trama. La storia delle eroine del libro appassiona fino ad un certo punto. Comunque la lettura è scorrevole e il libro si lascia leggere bene.
Lo stile della scrittrice è chiaro, realistico, a volte anche molto crudo. Ho trovato singolare la narrazione di una stessa situazione da più punti di vista. Ogni capitolo è dedicato ad una delle ragazze. Si alternano due voci narranti: quella della autrice, che descrive la situazione dal di fuori, come narratrice e il punto di vista di Eleanor, che invece descrive le situazioni in prima persona, sotto forma di diario. Questo continuo cambio di punto di vista è, a mio avviso originale, soprattutto perché l’autrice deve fare uno sforzo per descrivere quello che accade da diverse angolazioni, mettendosi nei panni delle diverse protagoniste. E' un modo diverso per approfondire la psicologia del personaggio, presentandocelo in un certo senso "in soggettiva": sono gli stessi personaggi che descrivono la realtà, senza più la mediazione dell'autore.
Le tensioni politiche e religiose dell’Irlanda del tempo sono affrontate solo nei capitoli iniziali, mentre per tutto il resto del libro rimangono molto sullo sfondo, in sordina.
Ho letto questo libro per diversi motivi. In primo luogo perché ero un po’ incuriosita dalla autrice: pare che la Dunne sia un nuovo fenomeno letterario; un po’ dalla copertina: ci risiamo, ci casco sempre…(!) e dalla ambientazione irlandese (la mia mania del momento).
Mi è sembrato di leggere una Jane Austen o una Virginia Woolf moderna. Sarà forse l’ambientazione tipicamente inglese? Comunque condivido le critiche positive sulla grande capacità di scrittura della autrice: di lei hanno detto che è “una grande maestra nell’analisi dei sentimenti. Senza sentimentalismi.” Sono d’accordo. E sono d’accordo con chi dice che “la Dunne si è distinta per la sensibilità nell’indagare il mondo interiore dei suoi personaggi e l’originalità dello sguardo sulla condizione femminile”. Effettivamente la sua grande capacità è proprio quella di descrivere in poche parole stati d'animo e sentimenti difficili da esprimere.
Consiglio la lettura a coloro che sono abbastanza su di morale, perché il romanzo lascia un po’ di malinconia.

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