giovedì 25 settembre 2008

Notizie da un'isoletta di B. Bryson

"Notizie da un'isoletta" di Bill Bryson, Edizioni Guanda, titolo in originale Notes from a Small Island.
Annoverato tra la letteratura di viaggio, "Notizie da un'isoletta" racconta del tour di addio dell'autore alla Gran Bretagna. Dopo avere vissuto per quasi vent'anni in Inghilterra, Bryson decide di tornare negli Stati Uniti, suo paese natale. Ma prima vuole dare un'ultima e nostalgica occhiata di addio all’ isoletta del titolo, che è stata la sua seconda patria per molto tempo.
Così in sette settimane, zaino in spalla, risale da Dover a John O' Groats (nell'estremo nord dell'Inghilterra), toccando diverse località più o meno conosciute: Londra, Oxford, Leeds, Liverpool, Blackpool, Durham, Edimburgo, Aberdeen, Inverness, Glasgow, Carlisle e altre ancora (all'inizio del romanzo c'è una interessante cartina dell'Inghilterra con tutte le località visitate dal nostro autore). Il tutto in treno, in autobus o persino a piedi.
Il romanzo è stato definito una "corposa istantanea della Gran Bretagna", fotografata naturalmente con humor, curiosità e grande sensibilità. Sono d'accordo con questa definizione. Il libro è effettivamente un affresco che descrive i pregi e i difetti di questa piccola ma grande nazione. L'occhio di Bryson è attento ai diversi particolari delle città inglesi e ce le fa scoprire da un punto di vista personale, a volte disilluso, a volte sognante e a volte molto umoristico.
A proposito di quest'ultima riflessione, ho trovato divertente la descrizione della cartina della metropolitana di Londra, "disegnata", secondo Bryson, " con l'ordinata precisione di un circuito elettrico", che ricrea una città sotterranea che non ha nulla a che vedere con la Londra reale, caotica e disordinata. In poche parole: se dovete andare da Bank Station a Mansion House, dovete prendere la Central Line fino a Liverpool Street, cambiare per la Circle Line, direzione est e fare altre cinque fermate. Una volta usciti dalla metro, vi renderete conto di essere avanzati di duecento metri sulla stessa strada...
Anche l'osservazione riguardo i nomi esotici delle stazioni mi trova d'accordo: "sopra di voi non c'è una città, ma un romanzo di Jane Austen". Verissimo!! I nomi delle stazioni sono tutti molto affascinanti: Blackfriars, Oxford Circus, Swiss Cottage, White City, tanto per citarne alcuni; beh, niente a che vedere con le fermate della linea gialla milanese...! (la più esotica è porto di mare, fate voi...)
Per il resto, mi ha affascinato la descrizione, molto commovente, devo dire, della cattedrale gotica di Durham.
Ero incuriosita dalla descrizione delle città e dei paesaggi scozzesi, ma sono rimasta un po' delusa: è come se l'autore si fosse affrettato a concludere il libro, perché le ultime località sono descritte in poche parole.
Nel complesso il libro mi è piaciuto, anche se non condivido tanto lo spirito con il quale è stato scritto: tornare nelle località della propria giovinezza per dare l'ultimo saluto, è come tornare un po' sul luogo del delitto. E' meglio conservare il ricordo dei luoghi che ci hanno resi felici nel nostro cuore.
Lo stile narrativo dell'autore mi ha ricordato molto Beppe Severgnini, ma Bryson è sicuramente più arguto e uno scrittore di maggiore peso, tratta gli argomenti meno superficialmente. Il romanzo, infatti, è scritto bene, è piacevole, lo consiglio, soprattutto agli amanti dell'Inghilterra.
Infine, ho scelto di leggere questo libro un po' per l'argomento, un po' perché mi ha attirato il titolo (simpatico), un po' per la copertina (la mia debolezza...) e un po' perché mi sono lasciata guidare dalla casa editrice. La casa editrice Guanda, infatti, pubblica molti libri di scrittori inglesi di talento, tra i quali cito solo Nick Hornby (l'autore di "About a boy", "Febbre a 90").

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