giovedì 11 settembre 2008

Il Codice da Vinci di Dan Brown

Il “Codice da Vinci” di Dan Brown, edizioni Mondadori, titolo in originale The da Vinci Code.
Cominciamo dal contenuto, tratto direttamente dalla quarta di copertina: in una tranquilla notte parigina, nella Galleria del Luovre, viene assassinato il vecchio curatore Saunière. Accanto al suo cadavere la polizia trova ciò che lo storico dell'arte è riuscito a scrivere prima di morire: alcuni numeri, poche parole e il nome di Robert Langdon, celebre studioso di simbologia. Sarà proprio quest'ultimo a capire che il collega gli ha lasciato un messaggio oscuro e pericoloso, che lo mette a confronto con uno dei più grandi geni della storia, Leonardo da Vinci. Chi era Leonardo? Che segreto si cela nei suoi dipinti e nelle sue invenzioni? Sono questi gli interrogativi che Langdon deve risolvere per capire i segreti di una potente setta che sta tentando da secoli di trasformare la storia dell'umanità.
Mi stupisco come questo libro abbia avuto molto successo in Europa. Gli americani sono dei bambinoni, questo lo sappiamo bene: basta solo accennare ad una leggenda della vecchia Europa, che vanno in brodo di giuggiole e non capiscono più niente; sono affascinati (data la loro ignoranza in campo umanistico) da argomenti che per noi sono triti e ritriti. Mi ha fatto molto ridere, a tale proposito, quando i tre protagonisti (tutti esimi e stra-titolati crittologi, storici dell'arte e studiosi di simbologia) stanno pagine e pagine a lambiccarsi per scoprire che Leonardo scriveva da destra a sinistra, in modo speculare. Ma per piacere! Questo si sa dalle scuole medie!!!! E' la prima curiosità su Leonardo che gli insegnanti raccontano agli studenti.
Senza pensare poi alle prodezze pseudo hollywoodiane che i personaggi compiono. Ma come è possibile credere che un uomo anziano con una pallottola nello stomaco riesca a staccare dalla parete un quadro abbastanza grande e pesante, preparare diversi indovinelli e scriverli in pochi minuti, andare da una stanza all'altra di un museo (l'azione si svolge nel Luovre, quindi le sale sono molto ampie...), a spogliarsi completamente, posizionarsi come l'uomo vitruviano e morire...e il tutto condotto con una lucidità pazzesca! Provate voi a fare tutto quel chiasso al museo del Louvre in piena notte e poi vediamo cosa succede!
Insomma, il Codice da Vinci è un giallo sconclusionato e scritto in maniera superficiale, dove non succede assolutamente nulla e dove le sconvolgenti scoperte narrate sono già note. Durante la lettura mi sembrava di assistere ad una lezione del professorino Dan Brown, che per rendere meno noiosa l'ora di lezione, si inventa la favoletta della crittologa e dello studioso di simbologia in caccia dell'assassino. Le tesi dell'autore, che lui cerca di spacciare per rivoluzionarie, sono vecchie, superate, attendibili quanto le promesse di un marinaio e la storia di contorno assolutamente inverosimile.
E qui arriviamo ai personaggi: non hanno un minimo di spessore e sono tutti già visti. C'è il professore cinquantenne, belloccio, scapolo, paragonato dallo stesso autore a Indiana Jones (...); l’affascinante crittologa dai capelli rossi, anglo-francese (e sennò, come fanno a comunicare i due!) che manda in visibilio tutti gli esseri umani di genere maschile; il monaco albino, grande e grosso, un po' scemo (vi dice qualcosa "Il nome della rosa" di Eco?); il poliziotto francese tutto d’un pezzo, perseguitato dalla classica sfiga, che arriva sempre un secondo troppo tardi; il super-mega-ultra miliardario inglese, trasferitosi in Francia, che sa tutto e risolve tutto. Insomma, la classica sceneggiatura da film americano, dove non manca, udite udite, lo scontatissimo happy end, con tanto di bacio al tramonto nella campagna scozzese (esiste qualcosa di più romantico?!).
I personaggi risolvono enigmi da settimana enigmistica per i più piccoli dopo folgorazioni celestiali; mentre il lettore sogghigna (perché ci è arrivato anni luce prima di loro) e va avanti nella lettura, non tanto perché preso dalla trama, quanto perché vuole vedere quanto sono idioti i protagonisti e quante pagine ci mettono a risolvere l'arcano. Effettivamente, è stato proprio questo che mi tenuta incollata al libro. Devo dire che mi sono fatta delle grasse risate.
Ma lo conosce Dan Brown il clima culturale dell'epoca di Leonardo? I grandi artisti come Leonardo e Michelangelo avevano altro a cui pensare che infarcire i loro quadri di simboli e messaggi cifrati da mandare ai posteri. E comunque, a me non viene da accostare una figura come Leonardo, il prototipo dello scienziato, alle sette segrete. Una personalità come lui, estremamente razionale.. per me stona un po'... Mi viene addirittura da pensare che il nostro Dan non sappia che da Vinci non è il cognome di Leonardo, ma indica la città di provenienza....
E poi, tutte quelle fesserie sul Santo Graal!Con una forzatura sulla etimologia si arriva, a grandi linee, a questo risultato: Santo Graal = Sang Real (in una presunta lingua celtica) = Sangue Reale = Sangue del figlio di Gesù e Maddalena = ventre di Maddalena. Che bella equazione matematica...
Io non so molto sul Graal, ma fonti molto attendibili e preparate, mi hanno assicurato che il Graal è proprio una coppa, tangibile, che è stata ritrovata un po' di anni fa... Secondo me è più preparato Steven Spielberg che in "Indiana Jones e l'ultima crociata" ci racconta che la leggendaria coppa esiste davvero e ce la fa pure vedere!
Quali altre avventure affronterà nei prossimi romanzi il nostro Langdon? Andando avanti di questo passo il nostro caro Dan ci svelerà qualcosa sul caso Roosevelt o, ancora più importante, chi ha ucciso Kennedy...
La domanda che mi è sorta spontanea è questa: ma non è che Dan Brown ha scritto volontariamente un libro pieno di errori e sciocchezze per vedere quanti ci cascavano? E' preoccupante constatare che ci sono cascati in tanti; ma è ancora più preoccupante e deludente la mancanza di rispetto per i lettori. Sì, perché se le cose stanno così, l'autore ha contato proprio sull' ignoranza dei lettori, che hanno preso per vere tutte le sue strampalate teorie, salutandolo come il nuovo grande studioso, detentore di chissà quali verità.
Che altro dire? se lo leggete, vi do' un avvertimento da setta segreta: non credete a tutto quello che Brown vi racconta sulla interpretazione dei quadri e su Leonardo: sono tutte fandonie! A cominciare dalla bufala del millennio relativa all'ultima cena. Dan Brown sostiene che il personaggio vicino a Gesù non sia S. Giovanni evangelista, ma Maddalena. Ma quale Maddalena? S. Giovanni è solo un giovinetto al momento della Passione e quindi viene sempre rappresentato con tratti giovanili rispetto agli altri apostoli (senza barba e con i lineamenti del viso non propriamente maschili com’è tipico dell’età pre-puberale). Anche in altre rappresentazioni che riguardano lo stesso tema dell’ultima cena viene sempre raffigurato con questo atteggiamento, come se fosse addormentato, ad indicare la sua estraneità al tradimento: la sua coscienza è così pulita, che riesce a dormire anche in quel momento di estrema tensione per gli altri apostoli. E poi mi pare naturale l’atteggiamento di tutti gli altri apostoli, ovviamente sconvolti per l’affermazione appena fatta da Gesù, ovvero che uno di loro lo avrebbe tradito. Ci sono molti simbolismi nascosti nelle opere di Leonardo, ma non sono certo così banali...

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