martedì 23 settembre 2008

Cercando nel buio di E. George

"Cercando nel buio" di Elizabeth George, TEA Edizioni. Titolo in originale A Traitor to Memory.
La storia ha inizio a Londra in una notte buia e tempestosa: una donna, Eugenie Davies, viene travolta intenzionalmente da un'auto sbucata dall'oscurità. Chi e perché ha ucciso la madre del famoso violinista Gideon Davies? Forse questo ha a che fare con il fatto che il violinista è stato colpito inspiegabilmente da una grave forma di amnesia che da mesi gli impedisce di suonare?
A seguire il caso c'è Thomas Lynley, ispettore di New Scotland Yard e la sua aiutante, Barbara Havers.
Ho letto diversi libri della George e questo non mi ha entusiasmato molto: ho fatto fatica ad arrivare in fondo. Sono ben 737 pagine e solo nelle ultime 100 la vicenda riesce ad appassionare un po'.
L'ambientazione del romanzo, come tutti quelli dell'autrice, è inglese. I protagonisti sono sempre gli stessi: l'affascinante ispettore di New Scotland Yard, Thomas Lynley, naturalmente bello, ricco e nobile (potrebbe tranquillamente ritirarsi a fare il Lord di campagna nella sua proprietà in Cornovaglia), sposato con una Lady (...). Il braccio destro dell'ispettore è il sergente Barbara Havers, la tipica donna grassoccia, bruttarella, un po' avanti con l'età , ovviamente zitella. Infine, i coniugi St James (la coppia felice...), che aiutano i due personaggi principali nelle indagini.
"Cercando nel buio", come ho detto prima, è un po' noioso. I capitoli dedicati alle indagini (pochi e brevi) si intervallano con capitoli in cui si concentra l'attenzione sul violinista: lunghe e barbosissime sedute psicoanalitiche, nelle quali il ragazzo va alla ricerca del perché ha avuto questo blocco nel suonare. Tutto questo dovrebbe essere funzionale alla narrazione e svelare a poco a poco come sono andati realmente i fatti e farci capire chi è il colpevole. In realtà non è così: l'autrice, secondo me, non riesce a creare la giusta tensione e suspense. Infatti ho scoperto l'assassino e le motivazioni che lo hanno indotto ad uccidere circa a metà del libro.
Non mi è piaciuto, insomma, il modo in cui la George ha dipanato la matassa: la storia è molto incentrata sul violinista e poco sulle indagini. Il caso è sì risolto, alla fine, dagli investigatori, ma il tutto è svelato dalle sedute psicanalitiche del ragazzo. Scotland Yard non fa altro che arrestare, alla fine, il colpevole. C'è poca azione e troppa psicologia.
Quello che mi piace di questa scrittrice è che ha un modo di scrivere molto realistico, poco romanzato, a volte, addirittura, molto crudo, nel descrivere le situazioni. Mostra la realtà, anche la più scomoda, così com’ è. I problemi di scottante attualità, infatti, che riguardano la nostra società, sono affrontati come realmente sono e si presentano. Tanto per citarne alcuni: i giovani e la droga, la vivisezione degli animali, l'alcolismo.
I personaggi sono tutti ben definiti da un punto di vista psicologico. Dei protagonisti, in particolare, si dice molto sulla loro vita. In ogni romanzo la vicenda personale dei protagonisti procede, non rimane sempre la stessa. Infatti i libri della George andrebbero letti in ordine cronologico.
Questo è interessante, perché il personaggio non rimane fossilizzato e stereotipato nel suo carattere, ma si evolve con l'evolversi della sua vita personale. In ogni romanzo il personaggio acquisisce sfaccettature diverse. E' interessante, a mio avviso, che l'autrice sviluppi, parallelamente alle indagini, la vita dei personaggi principali.

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