lunedì 12 aprile 2010

HAPPY FAMILY di Gabriele Salvatores

Otto personaggi in cerca d'autore. Tratto da una piece teatrale di Alessandro Genovesi, la storia narra di due famiglie milanesi che organizzano una cena perché i loro figli vogliono sposarsi. Fin qui, tutto normale, se non fosse che i figli hanno quindici anni. A questa cena finisce pure, per caso, anzi per incidente, il narratore della storia, un ragazzo apatico e cinico che campa grazie alle royalty dell'invenzione del padre: la pallina da lavatrice. E ovviamente si innamora della sorellastra dello sposo, pianista affascinante ma insicura, ossessionata dalla paura di puzzare. Ad un certo punto i personaggi si ribellano al suo creatore, chiedendo più spazio nella storia e un ruolo più prestigioso. Surreale e divertente, il film scorre via veloce, grazie anche alla bravura dei protagonisti, tutti assolutamente in parte.
E' stato definito un film alla Woody Allen, ma ambientato a Milano. E, in effetti, di Allen c'è molto, a partire dalla dichiarazione d'amore che Salvatores fa alla città. Milano è il nono personaggio, che prende vita ad ogni inquadratura e che ci proietta in una atmosfera magica e romantica. Raramente ho visto in un film una Milano così bella e accogliente. Credo che sia riuscito a raccontare la città come i milanesi l'hanno nel cuore.
Io sono particolarmente legata a questo film perché le scene del concerto sono state girate al Teatro Carcano. Ricordo come fosse ieri, quando un incuriosito Salvatores si è affacciato oltre il cancello del teatro, affascinato dal nostro cortile “molto newyorkese”. Da lì è partita l'idea della location al Teatro Carcano per alcune scene del film. E' stato affascinante ed emozionante vedere una troupe cinematografica allestire un set e assistere alle riprese. Ogni volta che ripenso alla scena della pianista che, in un elegantissimo abito da sera rosso, procede nell'androne del teatro, dove passo ogni mattina per accedere agli uffici, mi sento anche io un po' diva.

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