lunedì 2 marzo 2009

6 NAZIONI 2009: SCOZIA VS ITALIA - 26 a 6

E’ successo di nuovo: la nostra “piccola navicella azzurra” si è spezzata in due ed è affondata clamorosamente dopo essersi scontrata con l’iceberg scozzese. Credo, a questo punto, che il tempo della carota sia finito e che sia arrivato il momento del bastone, anzi del cucchiaio, di legno.
Gli azzurri hanno fatto una bruttissima partita. Erano nervosi, la tensione sui loro volti era palese già durante l’inno. Io sono una neofita di questo sport e non mi azzardo in giudizi tecnici. Posso solo tentare di commentare l’aspetto più evidente, quello psicologico. L’impressione che ho è che questi ragazzi stiano diventando dei “travet” del rugby e che si sentano più loro stessi e a proprio agio sotto la luce dei riflettori o quando prestano i bei visini e i fisici statuari alle pubblicità, che non in una partita.
Mi piacerebbe chiedere ad ognuno di loro se preferiscono essere ricordati per meriti sportivi o per essere stati i testimonial di campagne pubblicitarie. Per carità, il successo e i soldi non fanno schifo a nessuno (di questi tempi, poi…), è giusto che “arrotondino” per il futuro, fanno bene a godersi la notorietà, ma senza infangare l’immagine di questo sport. E, soprattutto, senza prendere in giro i tifosi. Dico questo, perché nell’ultima partita mi sono sembrati assenti e senza grinta, insomma sembra che vadano in campo perché, ormai, lo devono fare.
Nonostante tutto, però, la maggior parte di noi tifosi continua ad amare questa Armata Brancaleone, aperta a giocatori provenienti da tutto il mondo, basta che dimostrino, albero genealogico alla mano, di avere almeno una goccia di sangue italico. E, nonostante tutto, per le prossime due partite, io sarò a fare un tifo sfegatato dalla tribuna del Flaminio, perché la speranza è l’ultima a morire, perché, in fondo in fondo, sono sicura di essere smentita, perché voglio ancora crederci, non nella vittoria - sarebbe sperare in un miracolo - ma voglio credere che i nostri azzurri possano ritrovare la via giusta da percorrere per tornare ad essere dei rugbisti che giocano con carattere, passione e grande cuore.

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