Arrivo allo stadio, come mio solito, in anticipo, per godermi il clima di festa fuori, ma soprattutto per non perdere il riscaldamento degli azzurri! Come scendo dall'auto e mi avvio verso lo stadio, vedo in lontananza il pullman della Nazionale: mi fermo sul ciglio della strada, aspetto che arrivi, mi sfila davanti, saluto sorridente verso i vetri scuri, sperando di scorgere qualche volto noto...
Una volta seduta, sono pronta a godermi lo spettacolo, fiduciosa che sarà una bella partita. Il sole è caldo e c'è quella gradevole brezza romana che “fa sentire che è quasi primavera”...Gli azzurri arrivano alla spicciolata per il riscaldamento. I primi ad entrare sono Mirco e il capitano, Parisse. Poco dopo, eccolo, Mauro...si allena da solo, quasi si isola dagli altri, tiene sempre la palla in mano, la lancia, la calcia, ma la riprende sempre, stringendola tra le mani e guardandola, come se fosse la cosa più preziosa da tenere e proteggere... è pensieroso, concentrato.
A poco a poco lo stadio si riempie e si colora di azzurro e di rosso. Dopo aver ascoltato in religioso silenzio l'inno degli ospiti, la voce potente e grintosa del Flaminio si fa sentire: tutto lo stadio è in piedi a cantare a squarciagola l'inno di Mameli! Fanno male addirittura le orecchie per quanto urliamo, cerchiamo di incoraggiare la nostra nazionale e gli facciamo sentire tutto il nostro sostegno, insieme possiamo farcela!
Ore 16.00: comincia lo spettacolo! I ragazzi partono aggressivi, teniamo costantemente il possesso della palla, giocando nella metà campo gallese, andiamo in vantaggio e lo teniamo fino allo scadere del primo tempo. Tiriamo tutti un sospiro di sollievo: andiamo negli spogliatoi sul punteggio di 7 a 9 per noi, il morale è salvo!
Nel secondo tempo continuiamo a fare punti, tentiamo anche un paio di mete, facciamo qualche errore. I gallesi ne approfittano e vincono il match. Questa volta non ci sono fischi, ma solo applausi, siamo soddisfatti: abbiamo tenuto testa alla squadra campione in carica, la più forte del torneo...forse la nostra nazionale ha bisogno dei migliori per tirare fuori le unghie? forse è entrata in campo consapevole di non avere niente da perdere? Quale che sia la risposta, non importa, per noi tifosi è come se avessimo vinto, perché i ragazzi si stanno ritrovando, o almeno così sembra e vogliamo sperare che questa partita non sia un episodio isolato, ma il primo gradino di un (lungo) percorso di risalita e di crescita.
A fine partita raggiungo il cancello da dove esce la nazionale, sperando di congratularmi con qualcuno dei giocatori. Intorno a me non ci sono, come credevo di trovare, ragazzine urlanti, ma padri di famiglia, ragazzi, bambini, intere famiglie. Anche se gli addetti alla sicurezza non ci fanno entrare, tenendo ben chiusi i cancelli, qualcuno degli azzurri si avvicina...arriva Masi, che un po' timidamente ci raggiunge e concede qualche foto e qualche autografo, poi Zanni, Bortolami, Marcato. Rimango affascinata da questi ragazzi: sono sportivi professionisti, ma sembrano i classici bravi ragazzi della porta accanto, non hanno (ancora) negli occhi la malizia e la soddisfazione che ti dà la consapevolezza di essere una star. Sono sorridenti, timidi, sorpresi e spaesati, ancora (per poco) non abituati a trattare con il pubblico. Un ragazzo mi dice che gli anni scorsi, i cancelli li aprivano e i rugbisti erano felici di scambiare due chiacchiere con i tifosi. Adesso temo che quei cancelli non si riapriranno più tanto facilmente... E, infatti, come da copione, le due superstar più attese (i fratelli Bergamasco), arrivano per ultimi, salutano da lontano i pochi tifosi rimasti con un cenno della mano, salendo velocemente sul pullman, noncuranti di chi li ha aspettati per congratularsi, per strappare loro un autografo o una fotografia da tenere come ricordo di un bel pomeriggio passato a
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