mercoledì 29 aprile 2009

L’ELEGANZA DEL RICCIO di Muriel Barbery

“L’eleganza del riccio” di Muriel Barbery, Edizioni e/o, titolo in originale L'Élégance du hérisson.
E’ la storia di una portinaia, Renée, e di una dodicenne molto intelligente, Paloma, che ha deciso di farla finita con la vita.
Da molti mesi non leggevo più… ebbene sì, esiste il blocco dello scrittore, ma io ho provato ultimamente quello del lettore (anche se non so se esiste). Non riuscivo a trovare un libro degno di essere letto, poi una breve vacanza romana e il suggerimento del libro in oggetto da parte di una carissima amica, mi hanno ridestato interesse e ho ricominciato a leggere…e a scrivere!
Paloma e Renèe, dicevo, una dodicenne e una portinaia. Il destino le ha volute vicine perché la prima è la figlia di un ministro che vive nell’elegante condominio parigino di Rue de Grenelle, dove la seconda fa la portinaia. Che cosa hanno in comune? La solitudine. Entrambe fingono di essere ciò che non sono e nascondono la parte migliore di sé per convenienza, per convenzioni sociali, per stupidi pregiudizi. Ecco, dunque, che Renée si presenta come la sciatta e ignorante custode di un palazzo: fa finta di vedere le soap opera, quando in realtà legge Tolstoj e ascolta Mozart. Paloma si comporta come la classica ragazzina problematica e introversa, ma ha già capito tutto della vita e dei rapporti umani, meglio degli adulti.
Il romanzo è scritto bene, il linguaggio è semplice e immediato, scorre via veloce e non annoia. Poche volte mi succede di pensarlo di un libro: avrei voluto che non finisse mai. Con arguzia e humor l’autrice affronta un tema importante che affligge la nostra società: l’impossibilità da parte delle persone di andare oltre la facciata e di conoscere realmente chi ci sta vicino. Impossibilità dettata dalla pigrizia e dal menefreghismo imperante.
Quando e che cosa cambia la finta esistenza di Renée e Paloma? Quando incontrano una persona - un giapponese, sarà un caso che l’autrice ha scelto come deus ex machina un personaggio non appartenente alla cultura europea?- che riesce a vedere entrambe, oltre la corazza del riccio, per quello che realmente sono. Che cosa cambia il loro percorso di vita? L’amicizia, l’amore e il contatto (vero e sincero) con l’altro, con un altro essere umano. Da quel momento la vita riprende a scorrere nelle vene delle due protagoniste. Renée riscopre l’amore a lungo negato a se stessa e agli altri e si apre a nuove esperienze; Paloma ritorna sui suoi propositi suicidi ed egoisti.
Insomma, il romanzo è una denuncia dell’aridità e dell’ipocrisia della società odierna, dove per essere apprezzato ti devi omologare alla massa. Guai ad essere una voce fuori dal coro! Guai ad essere una persona intelligente e con degli interessi! Guai ad essere una persona riflessiva e profonda! Per sopravvivere bisogna, ahimè, nascondersi… sì, queste persone fanno paura ai più, perché fanno riflettere, perché vedono la realtà in modo diverso e con più sfaccettature, perché vengono a minacciare il tran tran quotidiano e un equilibrio precario faticosamente costruito e dietro il quale ci si nasconde.
Ma il romanzo è anche e soprattutto una piccola luce di speranza e di ottimismo: basta poco, ci dice la Barbery, per sconfiggere questa moderna “malattia”. Basta avere la voglia, la curiosità e il coraggio di avvicinarsi al prossimo e di condividere con esso le piccole gioie della vita.

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