martedì 6 luglio 2010

GATTACA – La porta dell’universo di Andrew Niccol

Non ebbi mai tanta certezza che la mia meta fosse irraggiungibile quanto adesso che era lì davanti a me

In un futuro “non troppo lontano” il mondo è governato dall'ingegneria genetica che divide gli esseri umani in Validi (concepiti in provetta col DNA manipolato) e Non Validi (gli altri, nati con l’antico sistema, i figli dell’amore), considerati dei paria. Per diventare cosmonauta ed essere inviato su Titano, satellite di Saturno, il Non Valido Vincent assume l'identità del Valido Jerome, finito su una sedia a rotelle a seguito di un incidente e quindi estromesso da una società che ti vuole assolutamente perfetto.
Il film richiama sotto alcuni aspetti “Agente Lemmy Caution, missione Alphaville” di Godard nel contrasto tra sentimenti e fredda tecnologia e alcuni noir e thriller degli anni Cinquanta e Sessanta. L'ambientazione, infatti, lo stile degli abiti, delle acconciature, le automobili, si rifanno ai primi anni Sessanta. Così come la recitazione, che non è mai sopra le righe e la gestualità degli attori, che è sempre controllata, a tal punto da ricordare l'eleganza di attori del calibro di Cary Grant o James Stewart o di una Lauren Bacall.
Il film è coinvolgente già dai titoli di testa, grazie anche al commento sonoro di Michael Nyman, ti prende, ti inchioda davanti allo schermo, ti commuove e ti fa riflettere. Il futuro nel quale è ambientata la storia, non è molto lontano, tutt’altro, è già qui. La manipolazione genetica non è arrivata (ancora) a tali livelli, ma abbiamo tutti la consapevolezza di vivere in un mondo diviso in persone di serie A e di serie B, che solo sulla carta hanno pari diritti e opportunità; un mondo che discrimina chi è nato meno fortunato e che pone una marea di ostacoli davanti a coloro che si vogliono riscattare.
Vincent ce la fa a riscattarsi; lui, nato con dei pessimi geni, con pochissime possibilità di vita, destinato al nulla. Sulla carta. La scienza non ha fatto i conti con la sua forza di volontà, le circostanze della vita, le sue emozioni e i suoi desideri. Deciso a sfruttare quell’ 1% di possibilità di riuscita che il destino gli ha concesso, con enormi sacrifici riesce ad entrare a Gattaca e a realizzare il suo sogno. Paradossalmente, il nato svantaggiato ha infine la meglio, grazie a qualità come la pervicacia e la forza di volontà, non ereditate dai geni, ma che sono il frutto del carattere e lo spirito di ogni essere umano.
La genetica non potrà mai sostituirsi e pilotare completamente la natura. Come dice Vincent, non esiste un gene per il destino. Non si può controllare il caso, la volontà dell’individuo, i suoi sentimenti, i suoi sogni. Ancora una volta il buon vecchio Asimov insegna: l’omologazione alla perfezione a tutti i costi non può portare a nulla di buono. Finché ci sarà la diversità, non ci sarai mai nessuno migliore di un altro.

1 commento:

marcopergioco ha detto...

Un bellissimo film, chissa' perche' trovo azzeccato riproporlo ora.
Ciao!!